Alla penultima devono venire a Benevento e là vedremo”. Antonio ha 52 anni, nei quali ha seguito la Strega fino in capo al mondo. Sono circa le 7 della sera del 24 dicembre scorso, fuori è buio, la macchina prosegue ad andatura sincopata per evitare i tranelli delle miriade di autovelox che punteggiano la famigerata Telese-Caianello.  Le nostre donne a casa stanno iniziando ad addobbare la tavola per il cenone di Natale e noi, 4 sfigati, siamo qui, di ritorno da Frosinone, con gli smartphone intasati di video che certificano il fuorigioco siderale di Dionisi sul secondo gol e con un macigno sullo stomaco che già comincia a pesare. “Succederà come il Lecce l'anno scorso, ci fecero un furto intossicandoci il Natale e al ritorno gli abbiamo festeggiato la B in faccia”...Antonio non demorde, ci riprova a risollevare il morale dei passeggeri della sua utilitaria. Con risultati poco brillanti. “Abbiamo giocato una gran partita e meritato di vincere”, le dichiarazioni di Marino faccia di bronzo, di cui faccio partecipi i miei compagni di viaggio, somigliano tanto al sale sadicamente sparso sulla ferita. “Ragazzi il ritorno è il 13 maggio, chissà come staranno le cose a quell'epoca...” la butto lì per non pensare al calcio d'angolo fatale con la palla che passa nella cruna di un ago, ultimo regalo di un Ghersini insostenibile. 5 lunghissimi mesi dopo  eccoci qua, il macigno sullo stomaco è sempre lì, non si è spostato di un millimetro, non sale e non scende.  E' uno scintillante sabato che ondeggia tra la primavera e l'estate e, come pronosticato in quel 24 dicembre, è una partita che vale tanto, se non tutto.

Eppure tutto sembra congiurare. I 3 squalificati retaggio dell'allucinante pomeriggio di Ascoli, la caterva impressionante di guai e guaietti muscolari che azzoppa mezza rosa. E poi quel provino di Falco che è tutto un brivido....no, non è possibile, lui no, non può mancare. E invece il nostro Messi si mette in fila e si unisce al gruppone delle bandiere bianche. Ma possibile, mi dico, che con questi non possiamo giocarcela mai ad armi pari! Pensiero che dura un secondo. Perchè davanti allo splendore e all'entusiasmo che trasuda il nostro “estadio” di stampo sudamericano (per dirla con le parole del cronista Sky) capisco subito che ad armi pari sono loro che non se la possono giocare. I gradoni del Vigorito sono un vulcano che erutta lava incandescente, al cui confronto i traballanti tubi innocenti del Matusa sembrano il fornelletto della moka che ogni mattino preparo per il primo caffè di giornata...semplicemente non c'è paragone. Su quel prato verde fiammante il Benevento coi cerotti però c'è, lotta, corre, inevitabilmente soffre ma l'elmetto calato sulle teste degli undici giallorossi in campo lo distinguo chiaramente ed è quello che i diecimila del fortino volevano vedere. Il ragazzo dell'Est uccella i marcantoni di sale ciociari e il Vigorito trema di brutto, lo spauracchio Dionisi capisce finalmente cosa vuol dire avere a che fare con la difesa del Benevento con un guardalinee vero e non col Babbo Natale in dormiveglia con bandierina del Matusa: in pratica sbattere la testa contro il muro. Teniamo, resistiamo... “Totalmente dipendenteeee....”, la corazzata Frosinone è lì, forte della sua rosa super ma con i nervi inevitabilmente scoperti. Viola timbra una traversa che 99 volte su 100 va dentro, stavolta no. Il gol di Ciofani di nuca e spalle alla porta non si può vedere e somiglia tanto all'ennesima bastardata degli dei del calcio. Il pari andrebbe bene, il Frosinone vorrebbe ma non può, le gambe non girano, il sole rovente annebbia teste e gambe, ma non può finire così. C'è quel macigno che da 5 mesi non sale e non scende....stavolta gli dei del calcio si superano e ne combinano una epica. Venuti ci mette l'ardore dei suoi vent’anni e al secondo minuto di recupero si prende una punizione che vale oro. Bene, con questa arriviamo alla fine mi viene da pensare. E invece no...la palla arriva tesa in area, Viola con una finezza la mette giù e via....paloooo!!!! Ma allora è una maledizione...qui però la ruota gira. La palla incredibilmente torna dritta dritta sui suoi piedi e Nicolas scaglia in piena area un dardo incandescente, Eramo finalmente ci fa vedere uno di quei tagli che l'anno scorso hanno fatto impazzire le difese di mezza serie B e apre le porte del Paradiso. L'uomo del destino è sempre lui, la Belva...come una sorta di novello Dorando Pietri (il maratoneta italiano che arrivò sfinito al traguardo alle Olimpiadi di Londra di inizio secolo) fa l'unica cosa che probabilmente in quel momento gli riuscirebbe di fare, buttarsi a corpo morto su quel cioccolatino, spingerlo nella rete e poi stramazzare al suolo coi muscoli impastati di acido lattico...


E' la puntura di un ago che fa scoppiare il paracadute milionario del Frosinone condannandolo ai playoff, è il tappo che salta alle bottiglie di spumante messe in frigo dalla Spal ( a proposito complimenti sinceri e senza invidia ad una neopromossa che si prende la serie A senza le ricche prebende della Lega), è il sorriso a 32 denti stampato sui volti di tutti gli anchorman Sky...sì, sì certo, è tutto questo. Ma soprattutto è il delirio incredulo di un popolo innamorato di quei colori, è l'abbraccio caldo ad un gruppo di calciatori che vogliono e credono di poter dare un senso compiuto a quanto fatto finora in questa meravigliosa ed incredibile stagione, è la sublimazione di un allenatore che è passato tra tante difficoltà ma che non hai mai smesso di credere che a Benevento in questo 2017 si potesse osare fin dove era impensabile, sono gli occhi fieri e lucidi di un presidente che finalmente vede realizzarsi in campo e sugli spalti quello che forse aveva nella mente e nel cuore 11 anni fa quando decise di “comprarsi questa emozione”. Ed è anche la leva magica che fa smuovere quel macigno che da 5 mesi mi stava sullo stomaco. “Alla penultima devono venire a Benevento e là vedremo”: gol sotto la Sud, vittoria pesantissima, fischio finale, proprio come a Frosinone, proprio come quella sera della vigilia di Natale sulla Caianello era impossibile immaginare, ma solo sognare.

Il treno playoff ora è lì che ci aspetta, il Benevento deve pensare a procurarsi il biglietto senza dover aspettare chicchessia. L'appuntamento con la storia è fissato giovedì nella notte all'ombra della Torre pendente. Non sarà facile, il Pisa sta ancora digerendo una retrocessione assurda  che nasce più dai patemi societari che da altro. Gattuso, per indole e storia non è tipo da regali, non lo è mai stato, non comincerà giovedì. Il Pisa se ne andrà in Lega Pro con i numeri di miglior difesa del campionato, segnale da tenere presente con una partita da vincere senza aspettare regali con le orecchie incollate alle radioline. Nulla che Baroni non sappia, la spia della concentrazione ora è accesa ai massimi livelli, a questo punto quel treno con destinazione Paradiso, come cantava Grignani una ventina di anni fa,  è lì davanti ai nostri occhi, bellissimo come non mai, un piccolo, grande sforzo e tutti insieme ci saliremo per un viaggio” a senso solo, senza ritorno se non in volo”, che al solo pensarci mi vengono i brividi.

Un saluto a tutti, appuntamento alla prossima settimana, come sempre FORZA BENEVENTO, a Pisa per prenderci questi playoff !!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Mar 16 maggio 2017 alle 07:00
Autore: Antonio De Ianni
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