E ora come la mettiamo? Lo ammetto, non ero mentalmente pronto a trovarmi davanti a una settimana così. Niente e nessuno, in un momento qualsiasi di questa stagione meravigliosamente pazzesca, mi avrebbero mai convinto che la matricola-debuttante si sarebbe presentata al mese di giugno per giocarsi, in un testa a testa da perdere il fiato, il sonno, l’appetito, nientemeno che quella categoria che, per un senso di pudore sui generis, mi perdonerete, non mi sento neanche di nominare. Il nostro DNA di innamorati della Strega semmai è forgiato da cadute fragorose, tonfi allucinanti,  fallimenti devastanti,  umiliazioni su campetti ai confini della realtà. A un volo così maestoso, così imponente, ma così tremendamente vero il mio cuore di tifoso perennemente aperto alla speranza non era pronto, non ora. “Dai, facciamoci questo primo anno di B tranquillo, l’anno prossimo un giro ai playoff per rodaggio e poi vedrete, Oreste il colpo lo proverà e chissà….”, questi erano a grandi linee i discorsi estivi da bar, poi è arrivato un uragano, questa primavera giallorossa che ha messo a soqquadro il calcio italiano e in subbuglio l’animo di 280mila sanniti, un brivido forte e intenso che percorre silenzioso ogni quartiere di questa meravigliosa e problematica città, che unisce il Rione Libertà al Rione Ferrovia, il centro storico alla Pacevecchia e a Capodimonte,  le periferie a tutta la provincia. Il Fortore oggi è vicinissimo, le Valli Telesina e Caudina sono un tutt’uno in questo mare giallorosso. E’ un brivido senza confini, che passa per Roma, Bologna, Milano, Genova, Udine, viaggia oltre le Alpi, oltre l’oceano, un filo luminoso giallorosso tenuto acceso da migliaia di cuori sanniti che  batteranno all’impazzata in questa settimana di vite sospese, in cui tutto, famiglia, lavoro, impegni, hobbies, preoccupazioni e gioie, tutto sarà avvolto in una sorta di limbo, in una sorta di stand by costante, perché ora il pensiero corre inevitabilmente lì, a quella maglia giallorossa che si è messa in testa di scalare l’Everest.

Sono ancora qui, con lo sguardo fisso nello schermo, mentre mando al diavolo le ansie e le preoccupazioni che mi avevano angustiato sabato sera all’uscita del Vigorito, quando nelle gambe avvertivo un formicolio, quasi che anche io, spettatore e nulla più, avvertissi i crampi come Ceravolo, come Cibsah, come Lopez, come non so chi altro….mentre si consumava l’ormai rituale dei clacson strombazzanti un pensiero mi gironzolova in testa come un tarlo: “Vuoi vedere che stavolta la benzina è davvero finita e il Perugia è davvero un ostacolo troppo alto in questo momento?”. Per due giorni di fila avrei voluto scrutare nel serbatoio giallorosso, misurare al centilitro ogni stilla di energia fisica e nervosa… niente, dovevo avere pazienza e aspettare che il prato del “Curi” finalmente parlasse. Ho teso l’orecchio verso quel terreno di gioco per sentire cosa avesse da dire e le sue parole sono state soavi come il miele : “ Ehi tu, tifoso del Benevento sempre pessimista e disfattista, che hai sempre paura di toppare le partite che contano…guarda, guarda che squadra che hai, è una roccia, un monolite che non lo scalfisci neanche con un martello pneumatico….guarda Cragno come è sicuro di sé, guarda Lucioni che condottiero…e poi Cibsah, un leone della Savana, Venuti un marmo di Carrara, Puscas una mina vagante, guarda che roba….come siete corti in campo, cattivi, senza paura…voi tutti  vestiti di nero e quel direttore d’orchestra che invece non molla la sua camicia bianca….ve lo posso dire, siete uno spettacolo, davvero….ora avviso il prato del Cabassi di Carpi e gli dico che domenica sera si deve fare bello perché sta per arrivare una Strega troppa bella, da gustare tutta d’un fiato….anzi gli dirò di tapparsi le orecchie perché questa Strega è solita accompagnarsi con uno stuolo piuttosto numeroso di chiassosi amici al seguito, so per certo che il mio amico di Carpi non è abituato a tutta questa confusione….”. Mi sono goduto queste parole per due ore nella notte di un martedì, che all’improvviso ha smesso di essere un martedì qualsiasi per diventare l’inizio di una settimana che sarà dura da raccontare  ai nipotini davanti a un camino…

Mi hanno insegnato che le finali non sono un obiettivo o un traguardo, ma bisogna vincerle! La gente è libera di festeggiare, noi dobbiamo subito pensare al lavoro da fare”. Sì, ci voleva mister Baroni e il suo concentrato di juventinità allo stato puro, quella che normalmente non mi fa impazzire, ma che ora mi sembra la chiave giusta per avvicinarmi alle partite della vita, dell’ora o mai più, del treno su cui devi fiondarti perché in questa stazione non c’è il tabellone con gli orari in bella vista e quando passerà il prossimo treno (se passerà…) non lo può sapere nessuno. Questo Benevento non è lì per caso, si è costruito giorno per giorno, ha tutto per fare sue queste finali, ma nei suoi occhi e nei nostri occhi deve restare intatto quel fuoco che ci rende invincibili, che ci fa credere che possiamo giocarcela con chiunque fino alla fine. Di là c’è un avversario infido, esperto, passato attraverso l’inferno (ambientale ed arbitrale) di Frosinone, che fa un calcio che non mi piace e che forse non piace neanche a chi questo calcio lo progetta, cioè quella vecchia volpe di Castori. Eppure il lanciato e reclamizzato Bucchi è in spiaggia a godersi il mare, il vecchio Castori si gioca la promozione. Il vantaggio del doppio risultato, contro gente così, rischia di diventare un cappio al collo da stringersi da soli, di 21 giugno ne basta uno solo, ma la lezione l’abbiamo imparata tutti. E se ancora c’è qualcuno che fa fatica a comprenderla guardi il volto e gli occhi di Baroni nella sala stampa del Curi, io così ho trovato la ricetta per vivere questa settimana, con l’idea di non cedere all’esaltazione paralizzante, ma con la voglia di essere vicino a questi ragazzi per questa finale che va costruita minuto dopo minuto.

I muscoli dei nostri gladiatori probabilmente sono al limite, sapranno stringere i denti lo so, sapranno andare oltre l’acciacco e il mezzo infortunio, saremo noi a portarli oltre gli inevitabili limiti fisici, sulla testa non ho dubbi, quella non ha tradito finora e non tradirà ora. So che da Carpi il calore del  tifo giallorosso inonderà il cielo dell’Emilia intera, so che giovedì prossimo al Vigorito l’abbraccio del popolo beneventano sarà potente, energico, travolgente, so che Baroni darà l’anima per costruire il Benevento della finale, so che ogni giallorosso in campo darà tutto fino all’ultima goccia di sudore, so che il presidentissimo Oreste accompagnerà la sua creatura con l’emozione di un padre che accompagna la propria figlia all’altare per darla in sposa all’uomo della sua vita, so che penseremo a chi non c’è più e che ci guarda da lassù…. so che venerdì mattina ci risveglieremo, stanchi, con le gambe  indolenzite e la testa pesante, magari con le occhiaie e  la schiena che pizzica…non so dove saremo, ma so che abbiamo una meravigliosa, incredibile, fantastica settimana per scoprirlo, tutti insieme, nessuno escluso….

Un abbraccio a voi tutti, ci ritroveremo dopo questa storica doppia finale, e come sempre FORZA BENEVENTO, con la testa, con il cuore, con tutta la passione che abbiamo dentro lottiamo per il nostro grande sogno (im)possibile!!!!

Sezione: VISTO DA EST / Data: Gio 01 giugno 2017 alle 07:00
Autore: Antonio De Ianni
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