di Daniele Piro

Tanto tuonò che piovve. Il lento declino che ci ha portato dapprima verso la zona retrocessione ed oggi alla virtuale Serie B si è avverato alle 16.55 di sabato con il goal di Mendez, che di fatto spedisce la Strega all'inferno. Ho atteso la fine del match in terra partenopea per buttare giù questo articoletto, ma si fa fatica a scrivere quando vedi le nuvole nere non più all'orizzonte ma sulla tua testa; in verità passa anche la voglia di buttare giù quattro parole perchè dovrei stare qui a ripetere sempre il solito disco che non è altro che la realizzazione dei campanelli di allarmi lanciati in tempi non sospetti.

Di questo week end salvo solo l'emozione di aver rivisto molti dei miei amici degli Stregoni del Nord, sabato mattina al Vismara di Milano, quando fiduciosi e speranzosi, abbiamo fatto sentire al Team Manager Cilento e ad Inzaghi la nostra voce, testimoniando con la nostra presenza l'attaccamento alla maglia ed alla città, sebbene le vicende della vita ci abbiano allontanato dalla stessa. Un terz'ultimo posto assolutamente meritato per le scellerate prestazioni viste nel girone di ritorno. Scontri diretti persi in malo modo fra le mura amiche, valanghe di gol subiti. Fare processi con 12 punti è ancora presto ed il pallone è rotondo, ma è inutile girarci intorno. Tutto passa per la sfida di domenica al Vigorito, ma onestamente il Cagliari dell'ultimo mese è il Cagliari che mi sarei aspettato di vedere da inizio anno e se questi sono i presupposti, trovarsi contro una squadra in salute, sapendo di dover giocare per un unico risultato, è davvero dura. A San Siro tutto sommato non abbiamo nemmeno sfigurato tanto, anche se Montipò è stato preso a pallonate; il solito goal ad inizio partita che ci ha costretti fin da subito a rivedere qualsiasi piano per cercare rincorrere il pari, la solita azione da gol di Lapadula sbagliata poco dopo, le solite ripartenze subite per errori nostri di impostazione o di disimpegno (ne ricordo una micidiale nella ripresa da calcio d'angolo nostro) ed il Milan con un compitino facile facile si è portato a casa i tre punti. Vogliamo dire che c'era il secondo giallo a Bennacer? Ok diciamolo pure; vogliamo dire che Ibra ha giocato a pallavolo in area? Va bene... ma a fronte di due episodi sui quali recriminare, sul piatto della bilancia pesano le "pezze" che un ottimo Montipò ha dovuto mettere per evitare quella che, se non avessimo avuto un portiere in stato di grazia, sarebbe stata come minimo un'altra manita.

Di contro abbiamo tenuto un po' di più il campo ed il pallino del gioco, ma in attacco si produce poco o nulla. D'altronde se molti dei goal fatti sono stati realizzati da situazioni di palla inattiva, risulta evidente che lì davanti abbiamo un problema a cui i vari Caldirola, Glik, Letizia non possono certo ovviare trasformandosi in goleador, se non in via del tutto estemporanea. Purtroppo il Benevento del girone di ritorno, al di là di frasi, proclami, dichiarazioni di ogni sorta è questo: difesa spesso imbarazzante, incapacità nell'essere davvero realmente pericolosi in fase offensiva, cambi poco incisivi per qualità e quantità. Tutte situazioni che si sono ripetute ieri e che non mi lasciano tranquillo per domenica prossima. Non potremo nemmeno pensare di fare le barricate perché servirà solo ed unicamente la vittoria. Se dobbiamo fare i tifosi speranzosi e crederci allora "mettetemi presente" come diceva lo scugnizzo napoletano di "io speravo che me la cavo", ma se dobbiamo essere realisti analizzando il trend di questo girone di ritorno beh... c'è francamente poco spazio per i sogni ed i voli pindarici.

Abbiamo sperperato un vantaggio abissale superiore al suicidio empolese di qualche anno fa. Non è ancora il momento delle analisi finali e dei saluti ma ci siamo molto vicini. La matematica non ci condanna, è vero, e quindi non siamo ancora al "de profundis", ma rubando un attimo il titolo di una trasmissione radiofonica locale molto seguita, oggi siamo "Mai stati li", proprio lì dove non eravamo mai stati, forse più per demeriti altrui che per meriti nostri. La voglia di scrivere non è tanta oggi e come ho detto per i processi e le analisi se le cose dovessero andar male, c'è ancora tempo. Voglio aggrapparmi alle ultime speranze ed all'ultima debole fiammella ancora accesa prendendo per buone le parole di Inzaghi di ieri mattina quando all'urlo "mister noi ci crediamo" ci ha risposto "se non ci credevo non ero qui stamattina". Ho il morale un po' sotto i tacchi e per un "umorale" come me, diventa difficile scrivere con leggerezza e serenità quando un po' di tristezza prende il sopravvento.

A mente fredda ma non troppo, vi lascio con una frase sibillina che ognuno potrà analizzare come meglio crede: "La serie A si fa non facendo né il buon padre di famiglia, né con la riconoscenza".   

Sezione: PUNTI DI VISTA / Data: Lun 03 maggio 2021 alle 08:46
Autore: Marcello Mulè
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