Benevento Calcio e i playoff, un “ottovolante” con saliscendi d’emozioni, adrenalina, paura e consapevolezza, forza di reazione e rabbia per qualche occasione gettata al vento. Mica solo domenica scorsa, ma ogni qualvolta vi abbiamo partecipato! Il Ciro Vigorito ribollente d’emozioni e passione, roba da brividi e per tifosi con le coronarie corazzate al titanio. Uno spettacolo unico, una tifoseria da serie superiore ed anche più, che ha spinto per oltre novantacinque minuti i propri beniamini alla ricerca spasmodica di una vittoria che, purtroppo, non è arrivata.
E’ banale scriverlo però è la verità: il pareggio, per com’è arrivato e, soprattutto, considerata la prestazione tendente al grigio di qualche stregone sul campo, è assolutamente un risultato da prendere per buono. In altre partite, già è accaduto anche in questo campionato, il Benevento che ha sbagliato tanto sotto rete poi è stato punito con una sconfitta. Certo, potrei fare demagogia a gogò: vincere sarebbe stato fondamentale, a Lecce sarà dura etc. facile ma inutile.
Così com’è inutile il senso di disfattismo, non ne vedo le ragioni in questo momento, anche perché io continuo a pensare alla semifinale playoff con i salentini come ad una partita di 180 minuti, della quale s’è giocato solo il primo tempo. Al “Via del Mare” ci sarà la ripresa che entrambe le squadre dovranno giocare. Difficile, certo, tanti i rischi, il “fattore campo” stavolta a sfavore e tutto quanto noi ci vogliamo aggiungere per aggravare l’ansia dell’attesa.
Nella partita d’andata, qualcosa non ha girato per il verso giusto, soprattutto nei primi 45 minuti e poi ad inizio ripresa. Ad esempio, sarebbe facile adesso puntare il dito sulla prestazione nervosa e impacciata di Dicuonzo, giusto per citare il calciatore che di più è apparso non in linea con l’evento. Potrebbero essere tanti i motivi della sua gara visibilmente inadeguata. Il calcio si gioca “di testa” e probabilmente il pur forte difensore ha accusato troppo la pressione, la responsabilità di una partita così importante. Oppure è entrato in campo eccessivamente caricato, è andato “fuori giri”, mettiamola così, e sinceramente non mi sembra giusto scaricare su di lui eccessive responsabilità.
“Le gambe” dei giallorossi sembrano essere a posto, il lavoro da fare è sull’approccio mentale alle partite da "dentro o fuori". Troppe paure, una squadra così dotata tecnicamente che troppo di frequente si è affidata al palla lunga e pedalare, non si può vedere. E non credo che sia stata una tattica pianificata. Da rivedere, con urgenza. Complessivamente però, io ho visto un Benevento che ha lottato senza risparmiarsi e che avrebbe dovuto raccogliere qualcosa in più. Nella seconda parte di gara una sola squadra in campo, la nostra, e di fronte il Lecce che ha pensato solo a battere calci di punizioni e a rallentare il ritmo di gioco. Ovviamente il pareggio da loro ragione, ma considerato quanto abbiamo visto, la porta della finale è sempre aperta. Stretta ma aperta. Ma occorrono cinismo e maggiore freddezza sotto rete.
Tante le note positive, a mio parere: da sottolineare la prestazione della coppia centrale difensiva, con una determinazione a dir poco “feroce”. Insuperabili. Partita generosa e muscolare di Felice Evacuo che, ancora una volta, mi è sembrato essere troppo isolato perché potesse rendersi pericoloso “da centravanti”. Un potenziale e micidiale terminale offensivo da sfruttare meglio, assolutamente. Da esaltare il secondo tempo giocato da Campagnacci, che sull’out sinistro ha dato filo da torcere ai calciatori avversari, saltandoli sistematicamente come birilli. Un calciatore ritrovato nel momento più importante della stagione ed è già questa un’ottima notizia!
Insomma, un pareggio pesante di certo non scialbo o acciuffato per i capelli, che ci va addirittura stretto per le occasioni-goal sciupate. Gli stregoni hanno dimostrato d’essere più forti anche della malasorte (vedasi l’autogol). L’obiettivo non cambia, il Benevento c’è e non deve assolutamente rinunciare a crederci e a fondare le speranze qualificazioni sulla propria forza e non sulla presunzione. E così dovrà essere anche per i suoi tifosi. Crederci certo, possibilmente non dando nulla per scontato, ma crederci con convinzione, consapevolezza, con assoluta serenità. Però bisognerà fare qualcosa di più o differente, gettare il cuore oltre l’ostacolo e riflettere a fondo sugli errori comessi, per evitare di reiterarli.
Lecce e il suo stadio sono una tappa che “fa paura” ma credo più ai tifosi che alla squadra, per le reminescenze calcistiche del nostro passato sportivo. Domenica, al “Via del Mare” conterà solo vincere, obiettivo certo proibitivo ma non impossibile. Le paure, quindi, lasciamole a casa, insieme al pessimismo. Tanto...
Altre notizie - IL PUNTO di M.Mulè
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