Un venerdì sera da dimenticare. Non bastassero “le comiche dello Stretto”, commedia all’italiana con interpreti vari e regia “occulta” (mica tanto), ecco il Benevento che non ti aspetteresti. O meglio, è stato proprio il Benevento che ci aspettavamo ma che di certo io non mi auguravo di dover vedere ancora. Al “San Filippo” la fotocopia (che va sbiadendosi) delle ultime prestazioni, tenendo conto anche del livello mediocre dell’avversaria di turno. Eppure, era una partita da vincere per due motivi fondamentali: il primo, rimettersi in carreggiata e restare nella scia della squadra battistrada, e si poteva fare benissimo. Il secondo, dare una risposta sul campo alla schifezza (consentitemelo) perpetrata a danno della nostra intera comunità calcistica. Invece, eccoci con un pugno di mosche in mano e ti saluto velleità. Si, per il momento, mettiamole completamente da parte e pensiamo al “concreto”. Quella ri-vista a Messina non è affatto una squadra da vertice.
Nulla, il solito preoccupante e deludente copione, quello che oramai ci riporta a terra, consapevoli che, oltre questo, la squadra e il suo tecnico sembra (e già!) non possano fare. Sei punti conquistati sui quindici a disposizione nelle ultime cinque gare. Una media di un punto virgola due a gara. Nelle precedenti dodici partite, invece, la media era di due punti virgola trentatrè a gara. Un’involuzione preoccupante! Oggi siamo in media salvezza, ma proprio ai limiti. E non solo. Condizione fisica complessiva preoccupante, crisi di gioco, approccio “da schiaffi” e tanto nervosismo, neanche più latente, basta osservare i continui “scambi di opinioni” in campo tra compagni di squadra. Il Benevento gioca male, è statico, monotono, e gli ultimi risultati, come le prestazioni, lasciano poco spazio alla discussione.
E Brini? Boh, sinceramente non riesco più a vedere sulla squadra la sua “mano”. Anzi, mi hanno lasciato basito le sue dichiarazioni post gara, quando in poche parole, ha scaricato sui calciatori la responsabilità (non sentono la pressione di doversi conquistare un posto in squadra) e certi “risultati”, addirittura accusando in maniera indiretta, ma molto chiara, uno su tutti, Alfageme, perché “egoista”. Ma come, normalmente l’allenatore non si prende tutte le responsabilità? Personalmente, lo avrei apprezzato moltissimo, mi avrebbe anche levato qualche dubbio sulla solidità dello spogliatoio. Invece no, lui punta addirittura il dito e sembra quasi volerci comunicare che non è colpa sua. E’ il sintomo di una scollatura tra le parti? E poi, puntare il dito sui singoli è sbagliato visto che, proprio grazie ad alcuni singoli, e non al gioco di squadra, che sono arrivati alcuni successi.
In tanti ormai gridano all’esonero. Sarebbe la soluzione più veloce, assolutamente populistica. Io non saprei dire se l’esonero di Brini risolverebbe tutti i problemi. Certo, darebbe la classica scossa, sarebbe un segnale forte per lo spogliatoio e tutto l’ambiente. Sinceramente, a caldo l’ho pensato anch’io, ma non posso, non per gratuita difesa d’ufficio ma per semplice e dovuta obiettività, non riconoscere che al tecnico marchigiano non glie ne va bene una. Niente da dire, la sfortuna gioca contro di lui ed anche contro di noi. E allora? Non è facile questa situazione, che per certi aspetti è anche paradossale, e ingenera anche tanta amarezza. Pensare di trovarci, oggi, a paventare un esonero e ad occuparci di crisi tecnica sembra assurdo considerando i presupposti ed un avvio di campionato positivo. Certo, la squadra non ha mai brillato, ma il cammino era stato assolutamente regolare, adeguato agli obiettivi prefissati. Esiste una conclamata crisi di risultati e gioco, quindi è una crisi tecnica, tout court, non possiamo nascondercelo. Siamo in una situazione tale che, l’esonero o la massima fiducia al tecnico appaiono ugualmente, per vari aspetti, come un azzardo.
Io non cerco colpevoli, è un inutile spreco di energie mentali. A me, a noi, servirebbe sapere che c’è una soluzione. Non dico immediata, ma che possa, applicandola, innescare un immediato e concreto cambio di rotta, per riportare il Benevento ad uno standard accettabile. Questo in attesa che l’infermeria si svuoti definitivamente e forze nuove possano contribuire a ristabilire equilibri in campo che sembrano essersi completamente smarriti. Con o senza Brini, già la prossima gara, bisognerà ancora una volta fare la conta, cercare di mettere in campo una formazione bilanciata e adeguatamente competitiva. Non mi piace l’attuale impianto di gioco (!) ma nemmeno possiamo pensare a stravolgimenti fantasiosi. Ipotizzando anche una nuova guida tecnica, credo che il canovaccio sarebbe comunque adeguato a quanto la squadra ha già fatto come lavoro tattico, in questi mesi. E’ vero anche che, con l’inserimento a tempo pieno di un centrocampista con le caratteristiche di D’Agostino, si potrebbe immaginare una diversa composizione della linea mediana ma anche del reparto avanzato.
Credo che sia arrivato il momento delle scelte. Fabio Brini dovrà stabilire se conviene continuare così e allontanarsi ancora di più dalla vetta, oppure dare una sterzata e provare, con convinzione, a cambiare rotta. Con interventi sul lavoro fisico che probabilmente in qualche cosa è stato sbagliato, sull’impostazione tattica di partenza della squadra, sui ruoli in campo e anche provando, con coraggio, qualche soluzione differente da adottare durante il corso delle partite. Cambiare in corsa, non lo ha mai fatto: un pizzico di presunzione o eccesso di fiducia nei suoi uomini? In ogni caso, è stato un grosso errore. Credere fortemente nel proprio lavoro è ammirevole, ma il passo a farla diventare ostinata cocciutaggine è breve.
L’altra scelta potrebbe essere della Società. Cambiare? Se si, con chi? Continuare? Va bene, forse è meglio così, ma occorre in ogni caso intervenire “pesantemente” su squadra e tecnico. Mi fido assolutamente delle scelte che vorranno fare e nel caso ne facciano. Ma la scossa serve, mi aspetto soprattutto una reazione d'orgoglio, perché le altre non stanno ad aspettarci. E poi, con una squadra così forte, almeno sulla carta, sarebbe davvero imperdonabile lasciarsi sfuggire un campionato come questo senza provarci e crederci, fino alla fine.
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